Non considerare la questione ecologica in Africa può essere una grave miopia perché strettamente connessa al problema della fame e della carestia. È, quindi, facilmente comprensibile come questa situazione possa minare il fragile tessuto politico del continente.
L’Indice Globale della Fame 2019 (presentato dal Cesvi) si concentra sul rapporto tra fame e cambiamento climatico: due sfide interconnesse che necessitano di un impegno globale immediato per riuscire ad arginare questo problema.
I dati messi a disposizione dalle agenzie dell’ONU già indicano come gli obiettivi “Fame zero” per il 2030 non potranno essere rispettati. E il cambiamento climatico è una delle cause di questo insuccesso.
Periodi di grave siccità o, al contrario, alluvioni e stagioni delle piogge sempre più prolungate generano effetti non solo sulla produzione alimentare, ma anche sulla qualità della vita. Di conseguenza, anche il tessuto sociale e sanitario risente di questa situazione, generando un fenomeno migratorio sempre più massivo e aggravando ulteriormente l’instabilità politica.
Ancora oggi circa una persona su nove è denutrita e sono 822 milioni le persone al mondo che soffrono la fame, con una tendenza alla crescita rispetto agli anni precedenti. Molte popolazioni, fino all’80% delle famiglie rurali in alcuni paesi, dipendono dall’agricoltura per il proprio sostentamento e vivono nelle regioni che sono maggiormente a rischio fame a causa del cambiamento climatico.
Clima, fame, pace sono quindi interconnessi e non porsi il problema creerà ancor più sofferenza a popolazioni che già vivono in condizioni difficili.
Bisogna agire ora!